Il rischio clinico in osteopatia: ne parliamo con Marco Castioni
#Oggiparliamocon Marco Castioni, fisioterapista e osteopata specializzato in ambito legale, valutazioni criminologiche clinico forensi e gestione del rischio clinico, membro del Consiglio direttivo Apsilef (Associazione professioni sanitarie italiane legali e forensi).
Gli abbiamo posto 4 attualissime domande sul rischio clinico in osteopatia, tema oggetto di alcuni corsi che ha recentemente tenuto per il ROI, che hanno dato luogo a interessanti risposte e relativi spunti di riflessione:
- Cosa implica la gestione del rischio clinico, nella relazione terapeutica tra osteopata e paziente?
Implica la consapevolezza profonda di attuare una strategia di gestione del rischio, in funzione alla relazione che si genera inevitabilmente tra il professionista osteopata e il proprio paziente, fin dal primo contatto. Una relazione finalizzata a soddisfare un bisogno di prevenzione, cura o mantenimento di uno stato di salute e benessere, che è la base del motivo di consulto. Attualmente la maggioranza delle attività osteopatiche si realizzano in regime libero professionale, concretizzando di fatto relazioni di tipo contrattuale tra pazienti e professionisti.
Tale relazione, come specificato in modo chiaro anche dall’articolo 32 della Costituzione della Repubblica, deve essere garantita e tutelata affinché sia efficace e soprattutto non deve compromettere negativamente lo stato di salute dello stesso cittadino.
Pertanto il professionista sanitario, nel caso specifico l’osteopata, deve necessariamente intraprendere tutte le strategie necessarie al fine di essere compliante alle norme emanate dallo Stato e dalle Regioni a tutela del cittadino. È importante, quindi, sensibilizzare il professionista nell’individuazione, condivisione e attuazione di strategie finalizzate a prevenire eventi avversi, al fine di garantire uno standard di alto livello professionale in ogni momento del percorso di cura proposto.
- Quale linea devono tenere gli osteopati in questa fase di avvicinamento al riconoscimento della professione? Devono già comportarsi come professionisti sanitari a tutti gli effetti?
Certo che sì. Proprio in questo periodo storico il professionista osteopata deve continuare a garantire un livello alto di professionalità. Come? Attuando strategie di collaborazione con altre figure professionali sanitarie, usando un glossario appropriato, mantenendo una condotta professionale nei propri limiti di competenza, garantendo sempre una strategia efficace di risk management, rendendo evidenti gli esiti del proprio operato, garantendo sempre alti livelli terapeutici sia in ambito tecnico che deontologico e allineandosi alle norme descritte e legiferate (Leggi 8 marzo 2017, n. 24 Gelli-Bianco e n. 3 del 11 gennaio 2018, Lorenzin), come tutte le altre figure professionali sanitarie.
L’inclusione dell’osteopata nel panorama sanitario comporta quindi, inevitabilmente, l’uscita da uno stato di torpore d’identità professionale, identificando con chiarezza responsabilità professionali sanitarie che già da tempo tutti gli operatori sanitari sono tenuti a rispettare e a risponderne nelle sedi appropriate. Tutto ciò comporta di fatto l’aumento delle probabilità di esposizione a contenziosi onerosi e duraturi, diviene quindi prioritaria una maggior competenza e conoscenza delle strategie di risk management.
- Quali consigli si sente di dare agli osteopati per tutelarsi e informarsi al meglio, anche a proposito del consenso informato?
Ritengo che la condivisione del sapere, anche in ambito sanitario legale forense, sia fondamentale per una continua crescita professionale. L’informazione condivisa tramite l’associazionismo e in un futuro prossimo anche l’appartenenza all’ordine professionale, permetterà di garantire ai professionisti la giusta tutela, con l’aggiornamento continuo e la condivisione degli eventi avversi affinché, diminuendo l’incertezza, si possa permettere la massima espressione professionale. Quest’ultima deve sempre essere accompagnata, accettata ma soprattutto anticipata da un’informativa specifica, condivisa e oggettivabile, sulla base di un informativa che deve essere compliante alla recente norma “Legge 22 dicembre 2017, n.219 norme in materia di consenso informato e disposizioni anticipate di trattamento”.
Infine ritengo indispensabile che ogni terapeuta debba creare un sistema personalizzato e ottimizzato di registrazione dei dati del paziente e di tutte le attività svolte sul paziente, al fine di garantire in qualunque momento una traccia oggettivabile del proprio operato. Ciò permetterebbe di consultare e nel caso fornire gli esiti indispensabili per una valutazione appropriata del risultato relativo al dato trattamento.
- Qual è il ruolo di un’associazione come APSILEF e in che modo interagisce con una realtà come il ROI?
APSILEF (Associazione professioni sanitarie italiane legali e forensi) è la prima realtà trasversale in ambito professionale sanitario legale e forense che abbraccia tutte le professioni sanitarie.
La caratteristica peculiare consiste nel garantire un supporto di altissimo livello a professionisti, istituzioni e associazioni, prestato da colleghi specializzati grazie al Master Universitario specifico in ambito legale forense. Il supporto è attivo sia in ambito giurisprudenziale, con l’assistenza nell’apertura di albi specifici di CTU/Periti presso i tribunali Italiani, sia in ambito formativo, proponendo eventi specifici per le varie realtà professionali.
A garanzia di tutto ciò, l’associazione propone una rappresentanza delle varie figure professionali sanitarie nel Consiglio direttivo. Nonostante la figura dell’osteopata sia stata al momento solo individuata, in APSILEF esiste già, con il sottoscritto, una rappresentanza professionale che dallo scorso anno, grazie alla grande apertura mentale dell’attuale Consiglio direttivo ROI, ha permesso una stretta collaborazione tra le due associazioni, garantendo una formazione specifica nelle varie regioni (Verona 6 aprile 2018 – Palermo 14 dicembre 2018 – Bisceglie 22 marzo 2019), avvicinando i professionisti osteopati alla realtà normativa attuale e permettendo agli associati ROI un’analisi teorico-pratica sulle tecniche di gestione del rischio clinico, al fine di mantenere sempre alto il livello delle prestazioni erogate in ambito osteopatico. Visti i risultati dei corsi e la crescita delle richieste da parte degli associati, l’attuale Consiglio direttivo ha garantito, in occasione del prossimo Congresso Nazionale ROI, due momenti di formazione specifica in ambito legale forense e nella gestione del rischio clinico.