#ricerchiamo

Quanto la pratica osteopatica incide sulla qualità della vita delle persone che ad essa si affidano per trattare disturbi muscolo scheletrici?

A questo quesito ha provato a dare una risposta un recente studio prospettico osservazionale realizzato da un gruppo di ricercatori italiani, guidati da Francesco Cerritelli, socio ROI e Presidente di COME Collaboration di Pescara, pubblicato sulla rivista internazionale Complementary Therapies in Medicine (2014) 22.

La pubblicazione parte dalla considerazione che il miglioramento della salute è una delle priorità dei sistemi sanitari, siano essi pubblici o privati. La sempre maggiore attenzione che la popolazione manifesta verso le pratiche di medicina complementare e alternativa, incluso il trattamento manipolativo osteopatico (OMT), impone di indagare la loro reale efficacia sulla salute generale, in particolar modo in Italia dove i trattamenti osteopatici sono interamente a carico del cittadino.

Attraverso uno studio di coorte, che ha visto il coinvolgimento di 25 osteopati certificati dal Registro degli Osteopati d’Italia, del centro e del sud Italia, selezionati secondo precisi criteri, sono stati arruolati 1.000 pazienti maggiorenni (età media 44,4 anni) con diagnosi di disturbo muscolo-scheletrico, non sottoposti ad alcun OMT negli ultimi 12 mesi e/o contemporaneamente a terapie manuale addizionali. Lo studio si è svolto nel periodo tra settembre 2010 e settembre 2012, con la fase di reclutamento conclusa ad aprile 2012.

L’impatto del trattamento osteopatico è stato misurato a 4 settimane attraverso il questionario SF36 (Short-Form 36), validato a livello internazionale per misurare lo stato di salute del paziente attraverso 36 domande.

All’arruolamento più della metà dei partecipanti (il 52%) riferiva una diagnosi primaria di lombalgia, un altro 22% dolore cervicale, il 10% disturbi alla colonna vertebrale, il 6% agli arti inferiori e superiori, il 4% dolore al petto. Il 55% aveva ricevuto dal proprio medico la prescrizione di farmaci antiinfiammatori.

Più della metà dei partecipanti lavorava a tempo pieno o part-time, con uno stipendio annuale stimato tra i 20.000 ed i 40.000 euro. Si trattava quindi di persone in età lavorativa, cui la patologia muscolo-scheletrica poteva incidere sulla capacità produttiva e determinare un impatto economico indiretto.

La misurazione dello stato di salute ha rilevato miglioramenti già dopo il primo mese di OMT.

Al termine dello studio, sui 988 pazienti che hanno completato il percorso, è stato osservato un incremento del punteggio complessivo generale con differenze statisticamente significative rispetto al basale in tutti i punteggi della sub-scala SF36. Allo stesso tempo, è stato osservato un miglioramento rispetto ai punteggi relativi alle componenti fisica e mentale dopo 4 sedute osteopatiche. Il miglioramento del punteggio più significativo è stato rilevato sui quesiti relativi al dolore fisico.

In generale, durante il periodo di studio, il 15% dei pazienti ha raggiunto i risultati previsti prima dell’arruolamento, contro il 2% di coloro che non hanno raggiunto lo stesso risultato. Il 20% dei pazienti ha assunto farmaci.

In conclusione, lo studio osservazionale ha portato all’attenzione dei ricercatori risultati positivi sul miglioramento della qualità di vita dei pazienti attraverso il trattamento manipolativo osteopatico.

 

L’analisi dei risultati spinge da un lato a considerare l’opportunità di utilizzare l’osteopatia (e più in generale la medicina complementare e alternativa) nella medicina generale per migliorare la qualità della vita nei pazienti con disordini muscolo-scheletrici, dall’altro invita ad incrementare la produzione scientifica in questo settore, a sostegno del suo valore nella costruzione dello stato di salute.